domingo, 27 de abril de 2008

Nasce la Rete Mediterranea delle Giornaliste e delle Comunicatrici per i Diritti Umani e la Pace

IL SENSO DELLA SFIDA

Il 57 per cento delle donne marocchine e’ analfabeta. Una dato comune a tutto il Magreb, dove piu’ della meta’ delle bambine passano l’infanzia ignorando banchi e lavagne, lettura e tabelline, perse al seguito di qualche gregge di pecore sugli altipiani dell’Atlante, oppure chiuse dietro mura di case di argilla, lungo la rotta delle piste del Sahara.
E’ forte la denuncia di Zakia Mrini, presidente dell’associazione Ennakhil pour la Femme et l’Enfant di Marrakech, che prende la parola durante il dibattito dedicato specificatamente agli strumenti operativi necessari a rendere efficace l’apporto delle giornaliste della regione Mediterranea nella conquista di diritti umani e pace per tutti.
Siamo a Barcellona, nella sede istituzionale dell’IEMED, l’Institut Europeo de la Mediterania, che con la Xarxa Internacional des Periodistes con Vision de Genero e l’Associacio’ de Dones Periodistes de Catalunya, ha organizzato queste seconde Giornate "Communication with different Perpsective: a Bridge for Peace and Human Rigths - Comunicamos con otra mirada:un puente para la paz y los derechos Humanos", con il sostegno della Generalitat di Catalunya - Oficina de Promocio’ de la Pau i dels Drets Humains, l’Ajuntament de Barcelona, la Xarxa de Municipis de la Diputacio’ Barcelona, e l’Institut Catala’ de les Dones, come dire il ministero delle pari opportunita’ locale.
Una bella e difficile sfida, che le catalane hanno comunque vinto. Di questi tempi, infatti, i convegni dedicati all’informazione di genere, cioe’ all’empowerment delle giornaliste, al loro interrogarsi sulla "differenza" dello sguardo e della parola delle donne nella narrazione dei fatti di cronaca, si contano sulla punta delle dita. Anzi, aldila’ di questa esperienza catalana, non si contano quasi per niente. Non e’ una novita’ per nessuno che, tra le tante liberta’ desaparecidas" del dopo l’11 settembre, schiaccciate tra terrorismo e sicurezza, il contributo all’informazione delle giornaliste con visione di genere sia certamente tra i piu’ oscurati e censurati. Dato per agonizzante, quando non per morto e sepolto. Persino imbarazzante parlarne, con quell’aria degage’ che si porta dietro dal Novecento, e scomodo anche per le tante e i tanti grandi difensori della liberta’ di stampa e del pluralismo dell’informazione.
Eppure, ieri come oggi, e forse mai come adesso, il dibattito storico su "donne e informazione" mostra tutta la sua vitalita’ e attualita’. Ingegno e passione. Lo si e’ visto proprio a Barcellona dove e’ riemersa la sua centralita’ strategica rispetto a tutte le questioni al cuore ell’informazione oggi e del suo rapporto con la Politica, dalla difesa della liberta’ di stampa e d’espressione come termometro della democrazia di una societa’, alla presenza paritaria delle donne nei luoghi decisionali dei sistemi informativi, come termometro della democrazia sostanziale.
A Barcellona, si e’ tentato dunque un passaggio per nulla scontato, con piu’ obiettivi: riannodare le fila di un’analisi di genere tutta interna alle politiche informative di diversi Paesi euro-mediterranei, Spagna, Italia, Francia, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Palestina, Turchia, traghettandola al presente per non disperderne la memoria storica; dare valore alle piste di riflessione e ai contributi elaborati dalle giornaliste e dalle comunicatrici nei diversi contesti sociali e e politici; ridisegnare il profilo di una nuova partecipazione e protagonismo delle donne dell’informazione "con visione di genere" nelle battaglia sui destini presenti e futuri dell’informazione, tra globale e locale, tra tradizione e innovazione, tra carta stampata, tv, radio, e web.
Tanti dunque i temi di discussione, uno il punto di partenza: il disagio espresso da tutte per le restrizioni alla liberta’ di stampa e di espressione che, seppur con storie e modalita’ diverse, e diverso impatto sociale, rappresentano oggi una realta’ indiscutibile, motrici (e nel contempo comparse) di autoritarismi con effetti vari. Portatrici di stereotipi, nei quali pare impantanarsi ed esaurirsi tutta la nostra stessa capacita’ di informare. Con piu’ effetti, tra cui non ultimo la mutazione del grande pubblico delle donne e degli uomini, sempre piu’ ridotti da referenti principali del processo informativo a consumatori passivi, sempre piu’ anonimi, sempre piu’ distanti. L’impossibilita’ di accedere per esempio a fonti indipendenti, e’ stato detto in tanti interventi, slegate dai grandi monopoli delle agenzie mondiali, multinazionali che gestiscono l’informazione-merce alla stregua di armi e petrolio, chiude nei fatti la possibilita’ di dare voce a soggetti "altri", a tutto vantaggio di news a tema globale, sempre piu’ omologate e veloci, come sempre piu’ veloce e’ il tempo per governarle, dalla fabbricazione al consumo.
In mezzo, sta la web rivoluzione. Internet, e la societa’ dell’informazione del terzo millenno. Con le sue enormi potenzialita’ e anche con i suoi effetti immediati che l’intervento di Zakia e i suoi dati sull’analfabetismo delle donne e delle bambine delle aree rurali del Marocco e del Magreb, affresco immediato dell’impossibilita’ di conoscere i propri diritti prima ancora di elaborarli come consapevolezza, ha messo ben in luce. Trascinando altre assunzioni d’impegno, altri interrogativi. Come reagire da donne e giornaliste alla nuova disuguaglianza tecnologica, tra nord e sud, tra nord e nord, e sud e sud? Quale il confine tra la nostra responsabilita’ e quella dei decisori politici? Quali gli strumenti da agire?
Domande non facili, che il convegno non ha certamente esaurito, pur ponendo un punto fermo di risposta:difesa a tutto tondo del pluralismo nell’informazione: generi, genere e strumenti. Sono emerse cosi’ alcune proposte concrete: una Radio per le bambine dei villaggi rurali dell’Atlante, il pieno utilizzo di internet come volano dell’informazione di genere, nella battaglia d’uguaglianza e i diritti umani. Portare la sfida sui nuovi terreni dell’informazione neutra. Con alcuni opzioni di fondo.
Denuncia delle violazioni dei diritti ma anche proposta educativa attraverso la scelta della "notizia buona", che sarebbe come dire il "buonismo" nell’informazione. La valorizzazione delle buone pratiche delle donne e degli uomini sui territori. Una sorta di "rivoluzione copernicana" applicata alla scelta della notizia che presuppone la scompaginazione della gerarchia radicata forse nelle abitudini, ma non certo nei nostri cuori.
In questo senso, schematicamente, la "notizia buona" nella regione euro-mediterranea, e’ anche quella che favorisce il dialogo, quella che scendendo alle radici delle questioni unisce piuttosto che dividere, e pone le premesse per la costruzione dello spirito condiviso di pace, della cultura condivisa della pace, la sola che puo’ garantire la sua conquista concreta ed il suo mantenimento. Diritti, giustizia, pace. Utopia?
La risposta data a Barcellona riguarda tanto la coscienza e la responsabilita’ individuali quanto la competenza e la conoscenza professionali. Con una serie di domande, presenti in tutti gli interventi. E giacche’ si era nei giorni conclusivi del mese islamico di ramadan (con molte colleghe in digiuno, da praticanti e da laiche), mi fermo con questo esempio, che ha dato vita ad una riflessione semplice e valida per l’una e per l’altra riva.
Che cosa conosciamo e trasmettiamo, noi della sponda nord, di fronte alla news "per centinaia di milioni di musulmani inizia oggi il Ramadan…"? A chi diamo parola, con quali immagini? Cosa c’e che dovremmo raccontare (e non raccontiamo) del suo spirito profondo, della notte che si fa giorno, del senso del tempo e dello spazio, dell’anima e del corpo, delle feste nelle case e nelle strade, dei dolciumi per i bambini, dei vestitini nuovi, del pellegrinaggio dei poveri dell’Alto Atlante, nei riti della Ventisettesima Notte, questa "notte fatale" che con il manto degli Angeli, uno per ciascuno e ciascuna, scende alla porta di ogni casa…
E che cosa conosciamo e trasmettiamo, noi della sponda sud, di fronte alla news "per centinaia di milioni di cristiani inizia oggi il Natale…"? A chi diamo parola, con quali immagini? Cosa c’e’ che dovremmo raccontare del suo spirito profondo, della sua tradizione popolare, del senso del suo sacro, delle feste nelle case e nelle strade, dei dolciumi per i bambini, dei vestitini nuovi, delle luci dell’albero e dei riti del presepe, del suo valore simbolico… Questo il senso del dibattito delle giornaliste e delle comunicatrici con visione di genere, a Barcellona. I lavori si sono conclusi con l’approvazione di una Dichiarazione che mette a fuoco contenuti e impegno sottoscritti, e segna la nascita della Rete Mediterranea delle Giornaliste e delle Comunicatrici per i Diritti umani e la Pace che associa gruppi, associazioni, e singole professioniste.
La Xarxa des Periodistes de Catalunya e la nostra associazione Mediterranean Women Press Network, ne affronteranno il coordinamento con la collaborazione e il patrocinio dell’IEMED – Institut Europeo de la Mediterania. Punto di riferimento informativo, "Women in the city", il nostro magazine-donne che e’ nato e trae linfa dalle battaglie per la liberta’ di stampa e il pluralismo dell’informazione dell’associazione Articolo1.Liberi di.
Alla Dichiarazione ha fatto seguito la scheda "Proposte concrete", con il dettaglio dei temi biettivo dell’attivita’ della nuova Rete, dalla difesa della liberta’ di stampa alla difesa dell’empowerment delle giornaliste con visione di genere; dalla difesa dell’informazione "dal basso" a quella per ottenere nei diversi sistemi editoriali e televisivi spazi informativi diretti a coinvolgere la societa’ civile, per una societa’ non sessista e realmente egualitaria, per promuovere la crescita civica e l’accesso ai diritti della popolazione femminile mediterranea; contro le disuguaglianze sociali e di genere; per il diritto all’informazione sullo sviluppo equo e condiviso tra nord e sud del mondo.
Il prossimo convegno della nuova Rete si terra’ in Marocco, nel corso del 2008.
La Rete partecipera’ inoltre al II Encuentro de la Red Internacional de Periodistes con Vision de genero, Oviedo, 16-18 novembre prossimi, aperto ai gruppi dell’America latina, durante il quale si discutera’ tra l’altro del trattamento nei media delle notizie sulla violenza contro le donne, e si dara’ spazio alle proposte alternative delle giornaliste agli attuali schemi.
Al meeting di Barcellona, infine, ha partecipato anche un folto gruppo di giovani laureati italiani, donne e uomini, delle facolta’ di Scienze della comunicazione delle Universita’ di Venezia e Padova, presenti nella capitale catalana per un master di approfondimento sull’informazione e la comunicazione nel Mediterraneo, nel quadro delle attivita’ di scambio e cooperazione con l’Universidad Autonoma di Barcelona, e l’Osservatorio Mediterraneo de la Comunicacio’, al quale e’ associata anche la nostra Mediterranean Women Press Network.

Nella Condorelli

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